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Resoconto del viaggio all’EXPO

L’UNITRE di ISILI ALL’EXPO

 

L’Unitre di Isili non poteva mancare. Di Expo se ne parlava da mesi nel bene e nel male e la curiosità era troppa per rinunciarci. Milano con la sua splendida Galleria, l’elegante Duomo e l’imponente Castello Sforzesco accolgono i novelli turisti con una splendida giornata di sole che impreziosisce i profili dei monumenti offrendo l’occasione ai visitatori di godere delle opere d’arte custodite tra le mura come la sempre superba michelangiolesca Pietà Rondanini, conservata in uno dei musei del castello.

L’expo ci accoglie alle diciotto con una marea di gente disciplinata dietro gli ingressi serali dove uomini e donne di ogni parte del mondo si accingono ad entrare in quello che ci si aspetta essere la più grande esposizione universale sul cibo del mondo.

Quello che ci viene incontro e che ci schiaccia impedendoci di abbracciare con lo sguardo i padiglioni dei diversi stati ospitati in uno spazio di 110 ettari è la massa di folla brulicante che non ci permette di essere avvolti da quello stupore magico che le diverse architetture originali ed eccentriche avrebbero potuto suscitare nell’animo di chi ne gode per la prima volta.

L’impatto con Expo nella sera e’ stato quello di entrare in un luogo un po’ fiera e un po’ luna park, tra luci ed effetti colorati , odori di cucina, musica e un mare di persone.

I padiglioni più attraenti erano quasi inavvicinabili per le lunghe file, chi avesse voluto avventurarsi alla visita avrebbe dovuto armarsi di pazienza biblica e affrontare lunghe ore con calma e non lasciarsi cogliere dallo stress.

Solo chi di noi lo ha fatto il lunedì mattina, quando siamo tornati all’Expo, ha potuto visitare il padiglione Italia dalla struttura avveniristica e organizzato all’interno con gusto e raffinatezza.

Nella primo piano dedicato alla ‘Potenza del Saper Fare’: 21 personaggi raccontano storie di professionalità applicata degli italiani, in arte e manualità, che hanno trovato soluzioni facendo impresa;

nel secondo piano dedicato alla ‘Potenza della Bellezza’: ci sono 21 panorami e 21 capolavori architettonici che raccontano la bellezza dell’Italia;

seguono poi quella dedicata alla ‘Potenza del Limite’: qui ci sono 21 storie di impresa agricola, agroalimentare, artigianale che racconteranno la più specifica delle grandezze italiane, la capacità di esprimere il meglio di noi nelle circostanze più proibitive, di coltivare vigneti di eccellenza su cucuzzoli aridi e non meccanizzabili, la potenza più vicina alla virtù del limite.

Quindi L’Italia ‘Potenza del Futuro’ raccontata attraverso un Vivaio di 21 piante rappresentative delle Regioni:infine ‘l’Albero della Vita’, una struttura di acciaio e legno, alta 37 metri, con 25 metri di apertura, collocata al centro della ‘Lake Arena’.

L’albero della vita ogni mezz’ora durante il giorno e in tutto il suo splendore durante la sera accanto al padiglione Italia attraeva l’attenzione di quella marea di visitatori sempre alla ricerca dell’eccezionale, del mirabile che non facesse ricredersi dall’essere venuti a godere di uno spettacolo che ci si attendeva unico capace di provocare mariniana ‘maraviglia’.

Giochi d’acqua , fumi e giochi d’artificio, fiori che sbocciano all’improvviso, luci colorate, tutto teso a creare effetti speciali che vogliono stupire le masse dei visitatori ma che non si allontanano molto dall’effetto luna park.

Spiace dirlo ma le interminabili file hanno impedito di visitare quelli dei padiglioni che dicevano essere i migliori e i più attinenti al tema dell’expo. L’unico modo per esplorare con soddisfazione è stato quello di dividerci e provare a visitare quegli ambienti che più si prestavano ad un ingresso più facilitato per il numero dei visitatori. Poi ci siamo scambiati le impressioni.

Così la Polonia raffinata con i suoi concerti di Chopin e l’Argentina col trionfo della carne, la Korea con i suoi tesori alimentari illustrati da bravissime ragazze e i numerosi paesi africani ospitati nei diversi cluster. Il Padiglione che appare come un vero e proprio laboratorio di idee e innovazione su larga scala è il Belgio con la sua cultura e le sue regioni, così come la sua secolare tradizione culinaria.

Di altri padiglioni non ne è rimasta memoria se non con immagini di folle che impedivano a chiunque di entrare. Soddisfacenti anche se mordi e fuggi i siti regionali dove si gustavano le specialità locali.

Il viaggio è proseguito a Como dove in vaporetto abbiamo visitato il lago manzoniano, oggi reso celebre dalle bellissime ville nobiliari o di proprietà di celebri attori, circondate da curatissimi giardini inglesi.

Bella e ricca di opere d’arte Villa Carlotta con il suo giardino all’italiana, sulla sponda del lago, Bellagio con i suoi negozi caratteristici, dove se il tempo lo avesse permesso avremmo potuto alleggerire i portafogli.

Infine l’ultimo giorno con un tempo improvvisamente cambiato, una temperatura precipitata di parecchi gradi sotto una pioggia battente, a Monza a visitare il duomo senza poter godere delle architetture esterne tranne che dalle vetrate di un ristorantino di fronte all’incantevole portale.

Dopo pranzo, sbattuti da un vento che ci rovesciava gli ombrelli e la pioggia che ci bagnava le vesti, raggiungiamo Villa Reale dove visitiamo le relative stanze e il bar confortevole dell’ingresso. La pioggia e il vento ci hanno impedito di poter godere dei magnifici giardini e del parco che circonda la Reggia.

Inumiditi raggiungiamo l’aeroporto di Bergamo per ritornare ancora una volta, stanchi e con qualche raffreddore, nella nostra Sardegna.

giovanna

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